Vicoforte, Saluzzo e Castello della Manta, itinerario nel cuneese

Dopo l’esperienza di due anni fa in giro tra deliziosi borghi ed infinite distese di vigneti, oggi vi porto nel cuneese. Abbracceremo un’area che ci porta ad esplorare abbazie di una sontuosità inimmaginabile, antichi Castelli e borghi dalle case in arenaria che al tramonto sembrano infuocarsi.

La prima chicca la troviamo a Vicoforte.

 Il Santuario di Vicoforte è uno dei più importanti monumenti del Piemonte e richiama turisti e pellegrini da ogni dove.

Ha una pianta ellittica e la sua cupola, serrata da otto contrafforti ed appoggiata su un tamburo ovale, è la cupola ellittica più grande al mondo. Fu progettata da Francesco Gallo nel settecento.  Credetemi, non si può non rimanere incantati nel guardare, con il naso all’insù, questa meraviglia architettonica e, ancor di più, non si può non rimanere affascinati dall’area di mistero che l’avvolge. La facciata esterna non da l’idea di ciò che si andrà a vedere non appena si varcherà il portale d’ingresso. Un impatto scenografico inimmaginabile creato dalla vastità degli spazi.

 

La Cupola poggia su otto pilastri ed otto archi. Un susseguirsi di finestre che illuminano la volta riccamente decorata. Al centro, sopraelevato e delimitato da una balaustra, si trova il Tempietto del Pilone anch’esso progettato da Gallo. Le statue di Speranza e Carità sono opere di  Bartolomeo Solaro risalenti al secolo XVIII. La teca centrale, in argento e bronzo, cesellata nel 1750, racchiude un affresco del XV secolo con la Madonna ed il Bambino. Adesso una ad una percorriamo le quattro cappelle. A sinistra troveremo la Cappella di S.Bernardo che racchiude il monumento funerario di Carlo Emanuele I, poi la Cappella di S. Giuseppe con le tele di Perin del Vaga. Sul lato destro troviamo le cappelle di San Francesco di Sales e quella di S. Benedetto che ospita il mausoleo di Margherita di Savoia Gonzaga.

Tutto ciò è nulla a confronto della bellezza della cupola che ci sovrasta.

Lo sguardo è continuamente attratto dai colori della cupola e già pregusti l’emozione dell’incontro che avrai con la tua guida. L’emozione la si prova già nell’indossare imbracatura e caschetto perché  dovrai salire uno ad uno quei gradini che ti porteranno prima ad una ventina di metri e successivamente raggiungerai i 50 mt. di altezza. La visita guidata, di circa un’ora, introduce il visitatore nello scenario storico che indusse Carlo Emanuele I, Duca di Savoia, a finanziare l’opera.

Tutto ebbe inizio intorno alla fine del 1400 quando un fornaciaio, per ottenere dalla Vergine la grazia di una buona cottura dei mattoni, costruì il pilone sul quale venne posta l’immagine di una Madonna con Bambino. Successivamente, per oltre un secolo, il pilone con la sua immagine sacra venne nascosto dall’infittirsi della boscaglia. Sempre seguendo con grande attenzione il racconto della nostra guida, nel 1592 lo sparo di un cacciatore colpì inavvertitamente l’immagine sacra e dal foro procurato dallo sparo iniziò a sgorgare sangue. Un evento sicuramente miracoloso e fu per questo motivo che questo luogo divenne meta di pellegrinaggio.

Uno scalino dopo l’altro e si arriva a ben 23 mt di altezza.

Eravamo estasiati da quel tripudio di colori e di pennellate. Ben 6000 mq di affreschi che mostrano al visitatore il viaggio della Vergine dalla nascita al ricongiungimento con Gesù in cielo attraverso vari episodi della sua vita terrena.

Il vantaggio di un tour guidato è quello di abbandonarsi completamente al racconto della guida ed ammirare quei dettagli che sarebbero sicuramente sfuggiti all’occhio inesperto. E’ stata una visita veramente interessante che ci ha trascinati in un viaggio ricco d’arte e mistero.

Terminata la visita non resta altro che avviarsi verso la macchina per un appuntamento gastronomico da non perdere, “Locanda Corona di Ferro” di Saluzzo. Siamo nel cuore di Saluzzo una cittadina che con il colore delle sue case che si affacciano su antiche vie acciottolate mi aveva già affascinato nel lontano 2014. Il nucleo storico si apre a ventaglio sulle colline ed è sovrastato dal massiccio torrione cilindrico dell’antico Castello detto “Castiglia”. Vi si arriva percorrendo una ripida salita che da viuzza in viuzza porta alla scoperta della suggestiva chiesa di San Giovanni o della rinascimentale “Casa Cavassa”.

Già allora avevo avuto l’opportunità di gustare i deliziosi piatti della tradizione piemontese che la Locanda Corona di Ferro ci aveva proposto e ne ero rimasta estasiata. Come non ritornarci!? Ed oggi eccoci ancora qui a parlare del passato e a gustare nuove pietanze difficili da dimenticare 🙂

Il nostro secondo stop si è concluso. E’ ora di rimettersi in macchina in quanto ci attende una nuova visita che sarà lo scenario della seconda parte della nostra giornata tra le valli del cuneese ed è così che mi piace introdurvi al Castello della Manta…

“Sullo sfondo delle Alpi Cozie, dominate dal profilo del Monviso, si staglia una fortezza medioevale dal fascino severo che nel suo salone baronale custodisce una delle più stupefacenti testimonianze della pittura tardogotica ispirata ai temi dei romanzi cavallereschi”

Proprio come dice la scritta che si legge sul camino al lato dell’ingresso: leit leit, adagio adagio il castello è… “da ammirare con calma”

Un balzo al XIII secolo e lasciamoci trasportare dall’immaginazione. Eretto come avamposto militare, sulle strutture di un precedente edificio romanico, la roccaforte subì un’importante trasformazione intorno al XV secolo per volere di Valerano di Saluzzo, signore del Marchesato di Saluzzo, che la trasformò in dimora signorile. Fu grazie a Lui che oggi possiamo ammirare i bellissimi affreschi che caratterizzano la Sala Baronale e che furono commissionati da Valerano in memoria del padre.

Gli affreschi sono stati eseguiti tra il 1416 ed il 1426 ed oggi costituiscono testimonianze uniche della cultura cavalleresca del tempo. Sulla parete sud si può ammirare la Fontana della Giovinezza,   dipinto che fu ispirato da un romanzo cavalleresco, il “Roman de Fauvel”. Il dipinto raffigura personaggi di differenti classi sociali e di differenti età che si immergono presso una fontana esagonale, sormontata dal Dio dell’Amore, per uscirne giovani e rigenerati.   Sul lato opposto spiccano sulla parete le figure di nove prodi e nove eroine che in abiti quattrocenteschi raffigurano gli ideali cavallereschi delle virtù militari e morali. I personaggi trovano una corrispondenza letteraria con il romanzo di “le Chevalier Errant” del marchese di Saluzzo Tommaso III.

 

Verso la metà del XVI secolo il castello subì nuove ristrutturazioni ed è a quel periodo che risale la Sala delle Grottesche. Fu chiamata così per le splendide decorazioni del soffitto. Sempre nei cartelloni FAI leggo che le decorazioni furono ispirate a quelle presenti nelle Logge di Raffaello in Vaticano.

 

Meritano una visita anche gli ambienti di servizio con le cantine e il cucinone con la gran volta a botte e un grandioso camino, la Chiesa di Santa Maria al Castello, voluta da Valerano e impreziosita con importanti affreschi dedicati alla Passione di Cristo.

Il Castello è stato donato al FAI nel 1984 da Elisabetta de Rege Provana.

 

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