Dopo cinque anni riprendo in mano questo post in quanto, con mia grande sorpresa, sono stata contattata da Vincenzo, nipote di uno degli artisti che, con la loro arte, hanno contribuito a rendere unico questo Santuario.
“Buonasera, mi chiamo Vincenzo e sono nipote di Ulrico Montefiore di cui ha scritto nel suo articolo“
… è così che si è presentato Vincenzo e, con una gentilezza squisita, mi ha offerto qualche informazione aggiuntiva da poter inserire nel mio post. Incuriosita, ovviamente, non potevo non andare a cercare su internet qualcosa su Ulrico Montefiore. Osimo, custodisce alcune delle sue più belle vetrate istoriate di cui la più famosa è sicuramente la Madonna della Misericordia, grande vetrata (30 metri quadrati) con le storie della Madonna, collocata nella parrocchia di Osimo.
L’assessore alla cultura di Osimo parla con molta enfasi della sua arte e di lui dice …
” Ulrico non dipinge con i colori e con il vetro. Non crea semplicemente una vetrata istoriata, lui sa far vivere le sue opere pittoriche perché possiede il dono di dipingere con la luce, viva ed illuminante, che invece di abbagliarti, incontra le sue figure fondendosi con loro”.
Ma veniamo alle opere presenti nel meraviglioso Santuario del Beato Sante di cui vi ho raccontato la storia nel lontano marzo 2017. Qui Ulrico ha realizzato le vetrate che raffigurano i cinque santi francescani delle Marche: Giacomo della Marca, Pacifico da San Severino, Nicolò da Sassoferrato, Tommaso da Tolentino e Benvenuto da Osimo. Realizzate a metà degli anni ’90, in occasione del VI centenario della morte del Beato Giansante Brancorsini, costituiscono un buon esempio di pittura su vetro. Il prorompere della luce colorata attraverso le vetrate di Ulrico infonde una meravigliosa sensazione di misticismo.
Ma adesso soffermiamoci sulla pala d’altare del Santuario Beato Sante. Vincenzo, attraverso le lettere scambiate con zio Ulrico, mi racconta che il Santuario fu soggetto a due soppressioni degli ordini religiosi, il primo ordinato da Napoleone nel 1808 ed il secondo ai tempi di Cavour. Soltanto nel 1908 i frati poterono tornarvi per farne un’importante centro di attività religiosa e sociale. Nel corso degli anni molto fu sottratto dal Santuario tra cui una preziosa tela posta entro una cornice del tardo ‘700. Venne chiesto a Ulrico di dipingere un quadro da porre all’interno della cornice. Una nuova sfida ed un grande onore si presentava per Ulrico. Non doveva realizzare una vetrata ma bensì doveva realizzare un dipinto per un altare e così ecco un’ altra sua prestigiosa opera … la “Regina Ordinis Minorum” .
Nella pala di Ulrico sono raffigurate la Vergine Maria in trono, sulla destra c’è la figura di san Luigi IX, re dei francesi e patrono del 3° ordine secolare francescano, di cui è patrono. Vicino a re Luigi è rappresentata santa Elisabetta d’Ungheria, anch’essa patrona dell’ordine secolare. Sulla sinistra, oltre a due Beati di Pesaro, è rappresentato (in ginocchio) Lucchesio da Gaggiano, primo terziario francescano.
Per il Santuario Ulrico realizzò anche un reliquiario del quale suo nipote mi ha gentilmente inviato una foto.
Dopo questo mio breve scritto dedicato a Ulrico Montefiore e a suo nipote Vincenzo Schettini vi invito a rileggere la storia di questo bellissimo Santuario ….
Oggi, 11 marzo 2017, vi voglio parlare di un Santuario nascosto tra giganteschi lecci e di una grande storia di fede. Come dice la mini brochure che ho appena terminato di leggere :
“Tutto cominciò con un rimorso”
E’ la storia di Fra Sante di Montefabbri, meglio conosciuto come Beato Sante Brancorsini, che, all’età di 20 anni, per difendersi dall’assalto di un parente lo uccise accidentalmente con la spada. Sconvolto per l’accaduto abbandonò la famiglia, la vita militare e si ritirò nella comunità monastica di Santa Maria di Scotaneto dove visse una vita di penitenza, di umiltà e di preghiera. Fra Sante non accettò mai di incamminarsi al sacerdozio in quanto si sentiva indegno ed inappropriato a perdonare i peccati altrui o a somministrare l’Eucarestia. Il suo unico desiderio era pregare per il perdono. Nella vita all’interno del convento volle sempre occupare l’ultimo posto, volle sempre affrontare i lavori più umili e per 23 anni visse una vita di penitenze, di digiuni e nonostante ciò non si dette mai pace. Nelle sue preghiere chiese ripetutamente a Dio di provare le stesse sofferenze che aveva procurato all’amico e Dio esaudì questo suo desiderio. Una mattina Fra Sante si svegliò con una profonda piaga sulla coscia sinistra, piaga che non si rimarginò mai nonostante i medicamenti a cui fu sottoposto.
Ad un paio di chilometri da Mombaroccio una serie di tornanti, che si snodano tra colline e boschi, portano al Santuario del Beato Sante, da sempre meta di pellegrinaggi. Da queste parti non si può dire che non si respiri un’aria di pace e tranquillità.
Il complesso architettonico ha alle sue spalle ben sette secoli di storia e vita religiosa. La chiesetta di Santa Maria di Scotaneto, fondata dai frati francescani, risale al 1223. Non è possibile descrivere in un post le vicissitudini di questo Santuario e, quindi, non posso fare altro che rimandarvi al link della pro-loco di Mombaroccio e farvi fare un salto indietro nella storia.
Ma veniamo a noi, veniamo a questa gita alle porte di Fano e spingiamoci virtualmente in questo luogo solitario dove assaporeremo quell’aria di pace che lo circonda. Il complesso architettonico, costituito da Chiesa, Convento (sec. XIII) e Chiostro (sec. XVI), è sovrastato da un campanile in cotto rosato dalle forme slanciate.
La facciata della Chiesa è preceduta da un delizioso porticato ad archi. Non si possono non notare il portale in pietra risalente al ‘300 e le lunette poste ai lati del portale nelle quali sono raffigurati due miracoli del Beato Sante.
Al suo interno, la cui base della navata centrale è quella trecentesca, noteremo uno splendido Crocifisso di scuola marchigiana risalente al XVI secolo (info. internet).
Nella navata seicentesca di destra si trova la cappella di San Francesco dove sono custodite le spoglie del Beato Sante.
Particolare attenzione meritano i frammenti di un antico pavimento in maiolica che è stato murato nella parete est della cappella. Da notare le vetrate istoriate, capolavori di Ulrico Montefiore, che rappresentano i cinque santi francescani delle Marche.
Grazie alla gentilezza di uno dei pochi frati rimasti siamo riusciti a vedere il chiostro ornato da due pozzi ed il meraviglioso refettorio. E’ affascinante ascoltare la voce narrante di questi frati francescani che vivono con tanta dedizione la loro vita in questo antico luogo e amano condividere, con chi li ascolta, la storia di queste mura.
Entrando nel refettorio non si possono non notare gli eleganti soffitti del ‘500 opera dell’architetto Girolamo Genga ed i quindici ovali disposti lungo le pareti.
Soddisfatti della visita si riparte verso i vicoli di Mombaroccio dove ci attende un’altra visita interessante.
Non ci posso credere!! Sono già trascorsi quasi tre anni dall’ultima volta che mi sono aggirata tra i piccoli borghi delle colline marchigiane. Sono trascorsi tre anni da quando, con la mia canon al collo, immortalavo i vicoli di Cartoceto e, con fare incuriosito, passavo da una bancarella all’altra per scoprire le qualità di quell’olio DOP che avrei così volentieri caricato tutto in macchina. Oggi sono qui a Mombaroccio in questo borgo accoccolato su un colle a 325 m sul livello del mare. Non si respira quell’atmosfera gioiosa di tre anni fa. Il borgo è silenzioso, lo percorri con quattro falcate ed è quasi impossibile credere che in questo pugno di case siano racchiuse così tante sorprese. Il borgo o meglio il “castello” di Mombaroccio è cinto da mura quattrocentesche, torrioni e porte rimaste ancora intatte nel tempo. Si accede al borgo da Porta Maggiore fiancheggiata da due torrioni cilindrici e già parte il primo scatto verso questa singolare architettura risalente al XV secolo.
Attraversiamo la porta e siamo in via Guidubaldo del Monte sulla quale si affacciano importanti palazzi tra cui il Palazzo Del Monte, storica abitazione dell’illustre Guidubaldo.
Superato il palazzo si giunge, dapprima, alla settecentesca parrocchiale dei Santi Vito e Modesto e subito dopo si arriva nella minuscola Piazza Barocci sulla quale si affaccia la quattrocentesca torre Comunale e la chiesa di San Marco. Proseguendo si giunge a Porta Marina che volge lo sguardo verso il mare. Ma ritorniamo in piazza e fotografiamo il magnifico portale sormontato da un bassorilievo in pietra d’Istria raffigurante il Leone di San Marco.
Accompagnati da una giovanissima guida accediamo all’interno e, con dedizione, ci mostra, dapprima, i locali della sagrestia, nei quali è stato allestito un Museo di Arte Sacra, e subito dopo ci indica il percorso per accedere al chiostro nel quale sono state raccolte un centinaio di foto del ‘900.
Il Museo della Civiltà Contadina, allestito nei sotterranei cinquecenteschi dell’ex Convento dei Frati dei Girolomini, è l’esposizione che ci ha colpito maggiormente. E’ un’esposizione ricca di antiche attrezzature sia agricole che casalinghe. Ogni singolo oggetto è presentato con cura ed è minuziosamente catalogato e descritto. Basta uno sguardo per capire l’amore e la cura che è stata spesa per allestire uno spazio così affascinante. Si passa da una stanza all’altra e giù con scatti a gogò per documentare ogni singolo passo, ogni singolo oggetto.
C’è la stanza dedicata alla lavorazione della lana e del filo …
c’è quella del ciabattino
si passa in cucina con tanto di camino
e che dire della magnifica neviera, locale dove si conservavano al fresco gli alimenti.
C’è la stanza “Olearia” nella quale troviamo un magnifico carro agricolo utilizzato dai coloni nei campi. Si accede a cunicoli sotterranei, antiche vie di fuga che portavano fuori le mura,
e molto altro ancora …
Una visita molto interessante che consiglio vivamente a chi capita da queste parti. Ancora due passi tra i vicoli, lungo le mura e poi si ritorna verso il mare per il pranzo.
Sempre alla ricerca di localini sfiziosi, oggi si prova “El Gatt” un ristorantino marinaro sul lungomare di Marotta. A mio avviso il mare anche d’inverno ha sempre il suo fascino.
ambienti di questo tipo ti riconciliano con la vita e con il tuo essere, perché sei circondato da una semplicità contagiosa, ma talmente ricca di storia da sentirti arricchito dentro. Meraviglioso…
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Verissimo. Quando si visitano luoghi di preghiera si ha una sensazione di serenità. Grazie per questo commento🤗
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Reportage bellissimo, come sempre! 🙂 Bellissime le foto; alcune sembrano quasi trasportarti in un’altra epoca! Mi piacciono molto le foto scattate in chiesa; come sai apprezzo molto il genere! La foto del refettorio vuoto, in quella penombra, è bellissima! Il mare in inverno piace molto anche a me, soprattutto qando è impetuoso… Buon pomeriggio, cara Bea! 🙂
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Ma chissà dov’è finita la mia risposta. Avevo già apprezzato il tuo commento e concordo con te per l’emozione che ti crea il refettorio con quelle luci soffuse. Bello sai, ma, soprattutto, è la pace che regna in questi luoghi che ti ammalia. Io, tra l’altro, in questo periodo sono molto sensibile alle storie di fede e questa del Beato Sante mi ha particolarmente colpito. Chissà cosa passa per la mente umana. Ciaoo
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Ciao cara Bea, non so dirti dove sia la tua risposta; un paio di sere fa internet ha fatto un po’ i capricci, e forse in quell’occasione si sarà perso qualcosa per strada… chissà.
Come puoi immaginare, le storie di fede interessano anche me : ho un paio di diari; uno è “Storia di un’anima”, di S. Teresa di Lisieux; l’altro è il “Diario della misericordia”, di S. Faustina Kowalska. Il primo l’ho già letto anni fa; il secondo non ricordo se l’ho già letto, quindi penso che lo leggerò tra un po’. Se vuoi ti consiglio comunque di leggere le Confessioni, di Sant’Agostino.. Ciaoo
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Grazie Luca vedrò di leggere qualcosa. Non so esattamente cosa sto cercando forse la chiave che faccia breccia nel mio animo. Ciao 🤗
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Sono felice di esserti stato utile, Bea! Ho conosciuto il carisma domenicano nel 2009, e poco tempo dopo ho letto il libro che ti ho suggerito; è stato a quel punto che ho capito che quello era lo spirito secondo cui volevo vivere. Buon pomeriggio. Ciao 🙂
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Sono dei posti assolutamente stupendi!!
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Danno un senso di pace e poi il convento ti lascia rapito soprattutto per la storia di secoli. Notte 🤗
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Io adoro i conventi, soprattutto quando hanno dei piccoli segreti nascosti 😀
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Si è vero hanno un nonsoché di misterioso e quando senti il cinguettio degli uccellini o lo sbriciolarsi delle foglie secche sotto i tuoi passi il tutto diventa ancora più affascinante. Ciao e buona giornata 🙂
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Esattamente 😀
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Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.
Bellissima e incantevole passeggiata, grazie ho messo in lista 😉
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Nelle Marche i paesini sono arroccati sulle colline e ovunque si respira un’atmosfera di tranquillità. O prima o poi un giro va fatto e sicuramente si ritorna non una ma più volte. Nottee
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Le Marche sono un territorio da scoprire… grazie
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Si mangia benissimo, si spende poco ed i marchigiani sono deliziosi. Cosa si può volere di più? Grazie a te per essere passato dalle mie parti. Ciaoo
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Si si confermo, quest’estate sono stato sul Conero. Ciao.
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Ecco magari il conero è un po’ più caro e meno genuino. Sono le colline e quei borghi medioevali che ti affascinano. Ciaoo
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Questa è una tappa da non perdere, i borghi delle colline marchigiane hanno talmente tante risorse da meritare una visita in tutte le stagioni dell’anno.
Ci hai immersi generosamente dentro un reportage tra passato e presente ed è stato bello visitare questo complesso architettonico alle porte di Fano, respirare quell’aria ovattata e un po’ solenne che circonda tutto il paesaggio.
Il Museo della Civiltà Contadina ha catturato anche me, è stato interessante scoprire vecchi attrezzi agricoli e domestici … senza le tue fotografie avrei perso la bellezza di tanti oggetti appartenuti al passato.
Bravissima Bea, complimenti 🙂
Un forte abbraccio ♥
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Sempre bellissimi i tuoi commenti. Mi piace moltissimo andare alla scoperta di questi piccoli borghi e semplici santuari. Fanno stare bene con se stessi. Un bacione grosso grosso 🙂
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Oh ma che spettacolo! Non ci sono mai stata e voglio proprio andarci! Lo tirerò fuori quando i miei mi chiederanno una meta per una gita fuori porta 😀 Il museo della civiltà contandina piacerà a tutti! Soprattutto a me!
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Beh se ci vai sono proprio contenta. Prima di visitare il Beato Sante ti conviene informarti sulle visite guidate. Io, purtroppo, ho visto poco perché alcuni ambienti si possono vedere solo con guida. Se parli di gita fuori porta allora sei marchigiana🤗
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No ma i miei vanno nelle marche volentieri perchè mamma è nata in pronvincia di Ascoli Piceno e si trasferì qui vicino Roma all’età di tre anni. Torniamo spesso perchè abbiamo parenti, quindi ci piace girare un po’ per la regione 😀 Terrò a mente di controllare le visite guidate, grazie!! 🙂
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Buon weekend 🤗
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Che silenzio e pace in questi luoghi, una meraviglia! Complimenti vivissimi per le magnifiche foto e per l’agile ed interessante narrazione!😊🤗👏👏👏👏👏 un abbraccio 🤗🌷🌼🌹🦋
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Mi piace molto il termine “agile” ciò presumo voglia dire che, nonostante la lunghezza, il post lo si legge senza annoiarsi. Un bacio e grazie 😉
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Che meraviglia questi posti, 🤩! Queste sono le belle realtà italiane che rendono gli italiani orgogliosi di vivere in una nazione ricca di luoghi fantastici da visitare, che sia durante una breve vacanza, un giorno solo oppure durante le vacanze estive, 😀. In una delle mie vacanze estive, da bambina, sono andate nelle Marche e ho fatto delle stupende gite in luoghi pieni di fascino, storia e cultura, 🤩.
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Ancora oggi le marche affascinano. La gente che incontri ha sempre un sorriso per te. Dalle colline spuntano sempre campanili e borghi che vorresti visitare tutti. La campagna infonde un senso di serenità. Cara Eleonora mi sa che devi mettere nella tua wish list anche un viaggetto nelle marche ed io potrei consigliarti su dove dormire, cosa vedere e dove mangiare. Sono una vera tour operator fai da te 😉
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Eh, sì: le Marche meritano sicuramente più di una visita, 😉: paesaggi e luoghi pieni di fascino, le persone che ti trattano come una persona di famiglia e il cibo… mmm, buonissimo, 😋! Ricordo ancora il pranzo di Ferragosto: ci siamo messi a tavola a mezzogiorno e mezza e ci siamo alzati da tavola che erano quasi le sei del pomeriggio… che mangiata durante quel pranzo ma ne è valsa la pena perché era tutto buonissimo, 😋.
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Magari all’ombra di un pergolato e con il mare che fa da sfondo o le colline con i loro cocuzzoli punteggiati da antichi borghi. Miii!!! Che vena poetica 😉
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Proprio così…😻
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molto interessante questo borgo, sono stato nelle Marche la scorsa estate, ma questo non l’ho visto. Va beh sono moltissimi quelli che non ho visto delle Marche, diciamo che ho visto i più noti 😊 fra l’altro devo ancora parlarne nel blog, va beh nel tempo arriverò a parlare anche di quelli 😊
Ottimo articolo, ricchissimo di informazioni 👍👍👍👍👏👏😉
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Le Marche e’ una regione piena di sorprese. Bella gente, si mangia da Dio e su ogni cocuzzolo c’è un borgo da scoprire. Baciii
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Davvero un bellissimo reportage, mi ha molto appassionato e così ho pensato sarebbe stato interessante poter fornire qualche informazione in più. Ringrazio Bea per aver voluto rispondere con entusiasmo e tempestività: fantastica sorpresa nella sorpresa ricevere notizia degli aggiornamenti al post circa l’opera di Ulrico Montefiore proprio nel giorno del suo novantesimo compleanno. Grazie 🙂
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E’ stato un piacere per me incontrarvi sul mio percorso e ciò che mi ha entusiasmato è vedere l’interessamento del nipote di un artista a ciò che ho scritto. Una gran bella soddisfazione, quindi, grazie a te Vincenzo ed un augurio grosso grosso a zio Ulrico 🙂
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