E’ incredibile quanto sia bello incuriosire chi ti legge fino al punto da spingerlo a ripercorrere i tuoi stessi passi tra i vicoli di un borgo o tra le stanze di un castello o di un antico monastero. Proprio oggi Maxilpoeta, dopo aver letto il mio post sulla Certosa di Calci, ha prenotato al volo una visita ed eccolo già online a darci il suo resoconto dettagliato. Sarà bello rivedere la Certosa attraverso le sue emozioni, i suoi racconti ed i suoi scatti. Spronata da questo nuovo entusiasmo, oggi vi voglio parlare di uno dei borghi più piccoli e più colorati che abbia mai visto. Dozza è un minuscolo borgo medioevale inserito tra “I Borghi più belli d’Italia“. Lo troviamo adagiato sulle prime pendici delle colline che dominano la Valle del Sellustra tra Castel San Pietro Terme ed Imola. Dovete sapere che dal 1960, in occasione della Biennale del Muro Dipinto qui vengono, ogni due anni, artisti da tutto il mondo che hanno dipinto le facciate delle case di Dozza. Se arrivi da queste parti dimentica il lato medioevale del borgo e lasciati guidare dalla curiosità e dalla voglia di immortalare ogni singolo dipinto di questa galleria d’arte a cielo aperto.
Varchiamo l’arco risalente al 1614 e la sorpresa è tanta nel vedere un’incredibile esplosione di colori che rendono questo borgo veramente unico. Dinanzi a noi, in uno slargo, si apre Piazza Giosuè Carducci e subito ad accoglierci c’è il maxi francobollo, con tanto di timbro postale, firmato nel 2000 da Michal Streȥecek. Il titolo che l’autore ha dato è “Emozioniurbane“.
Il borgo, con la sua forma lunga e stretta, lo si percorre a piedi in meno di mezz’ora. Si sviluppa su due vie acciottolate parallele che culminano sul piazzale della Rocca. Imbocchiamo via XX Settembre e lasciamoci stupire da tutti quei dipinti che si integrano così perfettamente sulle facciate color pastello delle case. Impossibile non soffermarsi ad ogni dipinto e leggere il nome dell’autore e l’anno in cui è stato realizzato. Sull’arco, in fondo alla via, ecco le nuvolette azzurre di Alfonso Frasnedi che con il suo “Arcobaleno” ci da il benvenuto.
Via XX Settembre, 41 … qui troviamo una delle opere più importanti del borgo
“L’Angelo di Dozza” di Giuliana Bonazza
In via Edmondo De Amicis è un susseguirsi di dipinti che sembrano un tutt’uno con le finestre o i portoncini dai colori sgargianti delle abitazioni private

“La natura e l’uva” di Fernando Masi, Dozza
L’artista polacco Kamil Targosz ci regala il bellissimo dipinto di “Two women chatting “.
Passo dopo passo si ritorna all’incrocio con via XX Settembre dove altri bei dipinti cattureranno la nostra attenzione.
Dopo questo giro nell’arte contemporanea di Dozza, io credo sia necessario fare un passo indietro e ritornare alla Rocca Sforzesca per immergerci nel passato di questo borgo e per una deliziosa pausa all’insegna del gusto.
La Rocca di Dozza è un monumento di origine medievale trasformato da Caterina Sforza, signora di Imola e di Dozza, in Castello fortificato. Nel XVI secolo, in seguito a vari rimaneggiamenti, il Castello da struttura militare fu trasformato in residenza nobiliare dalle famiglie Campeggi e Malvezzi. Nel corso della visita avremo modo di scoprire come si svolgeva la vita di tutti i giorni tra queste mura giunte in ottimo stato ai giorni nostri. Avremo modo di catturare in uno o più scatti gli arredi originari delle camere, del salone e delle antiche cucine. Ci inerpicheremo fin su in cima alle torri da dove cattureremo un magnifico panorama sul borgo e sul paesaggio collinare. Dulcis in fundo, se vogliamo metterci anche un pizzico di fantasia, ricordatevi che nella torre maggiore riposa il Drago Frystan.
Alla Rocca si accede attraverso un ponte levatoio che scavalca un fossato un tempo pieno d’acqua. Attraversiamo il portone, paghiamo un modestissimo biglietto d’ingresso ed iniziamo la nostra visita dal cortile a doppio loggiato, con colonne dai capitelli decorati.
E’ da qui che partono le scale che ci introdurranno ai vari ambienti della Rocca. La prima stanza a cui accediamo è la “sala maggiore”, la struttura che vediamo oggi, con una grande portafinestra che immette ai camminamenti di ronda, è presente nell’inventario del 1795. Sui quattro lati possiamo ammirare ritratti di antenati illustri di Casa Malvezzi. In basso sono appesi quattro grandi ovali racchiusi da cornici dorate, che raffigurano Emilio Malvezzi, sua moglie Teresa Sacchetti, Antonio e Matteo Malvezzi.
Nella sala attigua noteremo un arredamento molto accurato. Un bellissimo tavolo rustico in noce del XVI secolo, una cassapanca dello stesso periodo e delle seggiole elegantemente foderate di rosso.
Il grande dipinto della sala, posto di fronte al ritratto di Lorenzo Campeggi, è un’opera del 1663 di Lorenzo Pasinelli e raffigura la famiglia Campeggi .
Proseguendo la visita si entra in una grande sala interamente tappezzata di rosso (Sala Rossa). Una grande specchiera dorata del XIX secolo, una cassapanca cinquecentesca ed uno splendido soffitto a cassettoni.
Una sala, a mio avviso, molto bella e dall’atmosfera calda è la Camera di Pio VII. Al suo interno conserva arredi del seicento tra cui il letto ed i canterani appartenuti a Papa Pio VII, vescovo di Imola e poi pontefice nel 1800. Impossibile non notare il quadro “Madonna con bambino” di Alessandro Tiarini, del ’600.
Accanto alla “sala maggiore” vi è la “sala d’armi” con un soffitto riccamente decorato e con al centro un lampadario in ferro battuto.
Lo Studiolo del Papa, ubicato al primo piano nell’appartamento nobile, risale al settecento ed è l’unica stanza che ha un terrazzino privato dal quale si ha una splendida vista sulle vallate circostanti.
Dallo Studiolo del Papa la visita continua verso la zona notte della Rocca. Dapprima si passa davanti alla “cappella” dedicata alla Madonna Immacolata con un altare e un confessionale di stile barocco e poi si prosegue verso la “camera da letto” e la “camera degli ospiti”. In un pannello posto lungo il percorso leggo che queste stanze facevano parte dell’appartamento del Conte Lorenzo, primo feudatario della dinastia dei Campeggi.
Dall’appartamento del Conte Lorenzo una scala conduce al Torrione dei Bolognesi dal quale con uno sguardo si colgono i tetti di Dozza.
Ritornando verso il cortile con loggiato si ha l’accesso alla bellissima cucina dove è possibile ammirare antiche madie, casse, tavoli ed utensili della vita di tutti i giorni.
Appagata la mia curiosità di scoprire nuove chicche da presentarvi, a passo lento, io ed il mio Lui ci siamo avviati verso la macchina felici di questa piacevole scoperta.
Dozza, un borgo annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia” che io, con grande soddisfazione, posso dire di aver visto.
grazie mille per avermi citato nel tuo articolo. Sai che anche questo borgo è uno di quelli che avevo messo in conto di vedere?! Ne avevo sentito parlare alla radio un anno fa, e me l’ero segnato. Ora che ho visto le tue immagini ne sono ancora più convinto. Non so quando, ma sicuramente questo borgo entrerà nelle mie gite annuali…👍😊😉👏
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Sono proprio contenta che ti do buoni spunti per scoprire gioiellini in giro per la nostra bella Italia.
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Spettacolo!
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Grazie mille cara 😉
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Sono stata a Dozza parecchi anni fa…davvero molto suggestiva!
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Si davvero è molto carina. La rocca è ben tenuta e si mangia pure bene. Ciaoo
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